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Fabrizio Gazzarri, W&W (off), 2022

Lana, tessuti, poliuretano, resina epossidica, pittura acrilica, pittura alla nitri, argilla, metallo, legno, 90 × 67 × 45 cm

Il lavoro in questione fa parte della serie di sculture W&W che sono nate nella costrizione obbligata della pandemia e cresciute nella necessità di esprimersi in un contesto completamente nuovo e inesplorato, secondo modalità e condizioni di vita per lo più sconosciute. “Senza mezzi a disposizione, ma attivando una appassionata sperimentazione, ho iniziato a tagliare fettucce di lana dai miei vecchi maglioni, per poi annodarle in strutture metalliche di fortuna seguendo un libero flusso energetico e senza un preciso progetto aprioristico.” Sono quindi emerse forme e materie ‘di allarme’ che possono essere associate all’inquietante e apocalittico destino verso il quale la Terra è irrimediabilmente proiettata. Il tema dell’acqua è certamente tra i più letali e la violenta risposta della natura alla progressiva incuria dell’umano ne è la dimostrazione evidente, con radicali cambi di habitat e rivoluzione climatica, così come da millenni risorsa generatrice di conflitti e lotte di potere. Alcune sculture, inclusa quella esposta, evocano desolati e visionari paesaggi carbonizzati senza vita, si mostrano con la materia della crisi e del fallimento umano con una estetica inconfondibile e ineffabile che eccita una memoria di schianti e traumi ancestrali. La sua patina visibile, che ricopre un reale traumatizzato e sconvolto, si presenta come una pelle maligna e ambigua che ci ricorda una distruzione cellulare sistematica in atto, come fosse un tragico e preventivo suicidio. Ahimè, e continuando così, quello dell’uomo!

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