MO KONG

Swift Island Chain

Mo Kong, Swift Island Chain, 2024
INAUGURAZIONE: 

10 Febbraio 2024 – Dalle ore 18.00. 

Fino al 14 Aprile 2024.

DOVE: 

Smack Mellon – Brooklyn, New York (USA).

A cura di RACHEL STAINBERG

Smack Mellon presenta una mostra personale di Mo Kong che esplora la melanconia razziale e le lacune informative sperimentate dagli immigrati asiatici attraverso disgiunzioni nella comunicazione contestuale. Swift Island Chain si svela tra le colonne centrali di Smack Mellon attraverso una serie di ambienti modulari post-pandemia da ufficio e estetiche lavorative che vengono presentati in vari stati di completamento. Pannelli architettonici interni in Corian®, pelle sintetica TômTex®, meccanismi di feedback AI e una melodia alienante composta dall’artista del suono Lemon Guo conferiscono texture all’installazione, creando un’atmosfera inquietante e ansiosa.

Al centro di questo progetto c’è il riferimento multivalente alle rondini, cui l’artista si ispira come simboli per i nuovi immigrati. Sebbene siano uccelli migratori, le rondini spesso costruiscono i nidi in luoghi fissi, permettendo loro di muoversi tra due punti geografici. Nella letteratura cinese, le rondini sono spesso paragonate a viandanti che hanno difficoltà a trovare un senso di identità culturale in un nuovo ambiente. Per questo progetto, l’artista ha lavorato con l’ingegnere Menyu Chen per sviluppare e addestrare l’intelligenza artificiale a tradurre versi della poesia classica cinese in inglese, che appaiono come ritagli nei pannelli. Incapsulando le tre fasi di apprendimento dell’IA – una traduzione diretta, una versione contestuale e una che preserva lo schema originale delle rime – questo processo di traduzione mette in luce gli elementi che scompaiono durante il passaggio tra le culture. Kong ha incorporato un meccanismo di feedback per testare il valore sentimentale e determinare l’accuratezza delle traduzioni, sollevando la questione se il malessere culturale possa essere ereditato dalle macchine che gli esseri umani creano. 

Le postazioni di lavoro pieghevoli, o “isole”, riflettono i nidi vuoti delle rondini, che storicamente sono stati utilizzati nella cucina cinese per preparare la zuppa di nidi d’uccello. Tre gruppi di sculture autoportanti funzionano come bussole apocalittiche attraverso fluidi magnetici e mappe astrologiche che tracciano il passato, il presente e il futuro, rivelando il segreto del ritorno a casa delle rondini. Molle ad alta resistenza e cupole di vetro sulla parte superiore delle sculture garantiscono la sensibilità e la precisione dell’attrezzatura. Ogni base è fatta di un cemento biotecnologico auto-riparante che contiene guano e batteri, sviluppato con il biologo Ross McBee per convertire un potenziale erosivo in fertilizzante rigenerativo per le architetture. In tutta la galleria, il grido delle rondini si intensifica man mano che gli spettatori si avvicinano alle “isole”, mescolandosi con la colonna sonora creata da Guo. La tensione inter-isolana tra alienazione e appartenenza riflette l’impatto di questa epidemia sulla nostra vita quotidiana e rifrange l’erratica noia asiatico-americana.